Via ipotalamica che impedisce di aggredire chi è più forte

 

 

ROBERTO COLONNA

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XX – 22 aprile 2023.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Etologi e zoologi in moltissime specie animali, da tempo immemorabile, hanno rilevato e documentato il comportamento prudente che sistematicamente consente, in circostanze potenzialmente in grado di evocare la reazione di attacco (fight reaction), di evitare l’aggressione di un rivale fenotipicamente più prestante. Oggi sappiamo che la mancata aggressione del più forte non si verifica solo per effetto di un’attività geneticamente fissata nei circuiti cerebrali delle specie, che si manifesta come comportamento istintivo, ma può anche essere appresa: un animale talvolta fa esperienza della grande forza o abilità di un rivale in un combattimento e, se prima lo avrebbe attaccato in risposta a stimoli evocatori di aggressione, dopo averne conosciuto la pericolosità lo evita ed eviterà per sempre di attaccarlo.

Il sostrato neurale dei comportamenti legati alla fight-or-flight response o alle reazioni aggressive da competizione per l’accoppiamento, per il cibo, per lo spazio vitale, ecc., sono oggetto classico dell’indagine neurobiologica e neurofisiologica da oltre un secolo, ma l’esatta base in termini di gruppi neuronici e connessioni che consente di evitare l’attacco pericoloso di un rivale più forte, non si conosce. L’intuizione di molti ricercatori che non si tratti di un’inibizione aspecifica è supportata dal fatto che l’aggressione è un processo energeticamente dispendioso, che richiede pertanto una stretta ed efficiente regolazione.

Dongyu Wei del Centro Medico Langone della New York University e colleghi hanno indagato, allo scopo di identificare un sistema neuronico verosimilmente ipotalamico che controlla questo comportamento, neuroni siti nella parte inferiore dell’area preottica mediale e il fascio di assoni che queste cellule nervose inviano nell’area inferiore laterale dell’ipotalamo ventromediale in topi maschi.

(Wei D. et al., A hypothalamic pathway that suppresses aggression toward superior opponents. Nature Neuroscience – Epub ahead of print doi: 10.1038/s41593-023-01297-5, 2023).

La provenienza degli autori è la seguente: Neuroscience Institute, New York University Langone Medical Center, New York, NY (USA); Department of Psychiatry, New York University Langone Medical Center, New York, NY (USA); Center for Neural Science, New York University, New York, NY (USA).

Vediamo in estrema sintesi quali esperimenti hanno portato ad eleggere la connessione delle cellule esprimenti il recettore per gli estrogeni alfa nella parte caudale dell’area preottica mediale (cMPOAEsr1) con i neuroni della porzione ventrolaterale dell’ipotalamo ventromediale (VMHvl) quale via essenziale per la modulazione dell’aggressione in topi maschi.

Innanzitutto è stata caratterizzata la responsività di queste cellule nervose in rapporto alle circostanze nel cervello di topi maschi. In particolare, è risultato evidente che, durante l’interazione maschio-maschio, si ha un’attivazione prevalente e preferenziale delle cMPOAEsr1. Al contrario, le popolazioni neuroniche presenti nella parte rostrale dell’area preottica, ovvero le rMPOAEsr1, presentano un pattern differente con bias femminile. Soprattutto, le risposte delle cellule cMPOAEsr1 ad opponenti maschi correlavano con la capacità di combattimento degli opponenti, che i topi riuscivano a stimare basandosi sui tratti fisici o sull’apprendimento acquisito mediante il combattimento fisico. L’esperimento cruciale è consistito nell’inattivazione della via di connessione cMPOAEsr1VMHvl: eliminando l’influenza funzionale di questo circuito, si aveva un aumento evidente e significativo dell’aggressività dei topi maschi. Al contrario, l’attivazione della via cMPOAEsr1VMHvl sopprimeva la normale aggressività fra maschi.

Dall’insieme dei risultati emersi, gli autori dello studio deducono che cMPOAEsr sia una popolazione neuronica chiave per la codifica delle informazioni circa la capacità di lotta dei rivali, che sembra essere impiegata per impedire un rischioso impegno in aggressioni di individui stimati più forti, mediante la soppressione dell’attività dei neuroni ventrolaterali dell’ipotalamo ventromediale o VMHvl, essenziale per l’esecuzione degli schemi motori di attacco.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Roberto Colonna

BM&L-22 aprile 2023

www.brainmindlife.org

 

 

 

________________________________________________________________________________

 

La Società Nazionale di Neuroscienze BM&L-Italia, affiliata alla International Society of Neuroscience, è registrata presso l’Agenzia delle Entrate di Firenze, Ufficio Firenze 1, in data 16 gennaio 2003 con codice fiscale 94098840484, come organizzazione scientifica e culturale non-profit.